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incidente aereo-copertina

Un volo senza ritorno

Il patrimonio documentario conservato negli Archivi di Stato, come sappiamo, offre innumerevoli spunti di ricerca i cui esiti possono essere importantissimi o, a volte, la notizia che si reperisce stimola semplicemente la curiosità o lascia perplessi e dubbiosi.
E' il caso di questo evento rintracciato nel corso del lavoro di condizionamento dei fascicoli del Tribunale di Vibo Valentia.  La busta n. 967 del fondo de quo conserva fascicoli che, prevalentemente, si riferiscono a furti, appropriazione indebita, stupri, infanticidi, percosse, omicidi; ha destato interesse il ritrovamento di un fascicolo relativo ad un disastro aereo, avvenuto nell'aeroporto di Vibo Valentia il 10 maggio 1959, nel corso del quale trovò la morte - per carbonizzazione - il pilota, Falaschi Benito, e provocò il ferimento di altre tre persone che si trovavano a bordo. Apparentemente, sembra un giallo dalle linee poco chiare, anche se l'esito della Commissione d'inchiesta disposta dal Ministero della Difesa-Aeronautica, consentì al Giudice Istruttore di stabilire l'archiviazione degli atti.
Il fascicolo, non ancora numerato, è arricchito da  rappresentazioni fotografiche e da una planimetria della zona.
I fatti si desumono dal racconto del Sig. Garofalo Vincenzo, medico di anni 28, residente in Palermo.

Verso le ore 9.20 di ieri [10 maggio 1959] siamo partiti in aereo da Roma, diretti in Sicilia. Io ero in compagnia di Falaschi Benito che pilotava, della di lui moglie Vandeschi Ines e di Dalla Valle Giovanni di Roma, la Vandeschi residente a Londra.
La prima tappa, dopo il decollo da Roma è stata Pontecagnano, dove arrivammo verso mezzogiorno. Dopo tale ora ripartimmo ed atterrammo qui a Vibo, pochi minuti prima delle ore 15. Verso le ore 16, dopo aver fatto rifornimento, decollammo.
La disposizione dei posti nell'aereo, al momento della partenza da Roma era la seguente: 1° pilota Falaschi, 2° pilota Dalla Valle, il primo a sx, il 2° a destra, dietro ai due eravamo io e la signora Vandischi. Decollando da Pontecagnano la disposizione suddetta fu modificata nel senso che pilota di sinistra passò il Dalla Valle e di destra il Falaschi. Decollando da Vibo la disposizione fu quella originaria, al momento della partenza da Roma.
Ci eravamo appena mossi ed avevamo percorso buona parte della pista senza che l'apparecchio effettuasse regolarmente il decollo.
Sicchè l'apparecchio percorse pressocchè interamente la pista senza staccarsi ed andando a cozzare, dopo aver superato, sbalzando, un certo fossato contro un albero di ulivo, incendiandosi.
Io non posso con certezza stabilire le cause del disastro, pur essendo pilota. Ritengo però che il sinistro si è verificato per la scarsa velocità dell'apparecchio, dovuta presumibilmente sia all'altitudine (m. 500), sia al fondo della pista, a mio avviso, alquanto irregolare ed eccessivamente erboso e sia pure, in parte, al peso. Ritengo pure che se il pilota Falaschi, resosi conto della difficoltà del decollo, avesse arrestato la marcia anzichè percorrere quasi interamente la pista, il disastro si sarebbe evitato.
Noi eravamo in gita turistica ed avevamo preso a noleggio l'aereo presso l'Aereo - Club di Roma. L'aereo era del tipo Stinson di fabbrica americana, monomotore, collaudato per quattro posti.

L'esposizione documentaria che si propone consente di verificare le varie testimonianze oltre all'esito della Commissione d'inchiesta appositamente nominata. Ancora una volta si da voce alle carte, testimoni di ogni tempo.
Si è scelto di pubblicare solamente alcune fotografie, eliminando quelle dal contenuto più sensibile.

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